Sallustio, Bellum Iugurthinum: Il Senato, informato del pericolo, prende decisioni

Originale

Igitur senati decreto Q. Marcius Rex Faesulas, Q. Metellus Creticus in Apuliam circumque ea loca missi - i utrique ad urbem imperatores erant, impediti ne triumpharent calumnia paucorum quibus omnia honesta atque inhonesta vendere mos erat -, sed praetores Q. Pompeius Rufus Capuam, Q. Metellus Celer in agrum Picenum, eisque permissum uti pro tempore atque periculo exercitum compararent. Ad hoc, si quis indicavisset de coniuratione quae contra rem publicam facta erat, praemium servo libertatem et sestertia centum, libero impunitatem eius rei et sestertia ducenta [milia]; itemque decrevere uti gladiatoriae familiae Capuam et in cetera municipia distribuerentur pro cuiusque opibus, Romae per totam urbem vigiliae haberentur eisque minores magistratus praeessent.

Traduzione

Dunque, per un decreto del Senato, vennero mandati il re Q. Marcio a Fiesole e il cretese Q. Metello in Puglia e nei luoghi vicini - questi generali stavano entrambi alle porte di Roma, ostacolati affinché non fossero trascinati in trionfo per la calunnia di alcuni secondo la cui usanza bisognava vendere tutte le cose oneste e disoneste -, ma (furono inviati), in qualità di pretori, Q. Pompeo Rufo a Capua e Q. Metello Celere nel territorio del Piceno, e avevano l’autorizzazione ad allestire un esercito secondo le circostanze e il pericolo. Per questo se qualcuno avesse fatto delle rivelazioni sulla congiura, che era stata fatta contro la repubblica, (avrebbe ricevuto) come ricompensa la libertà e centomila sesterzi (se) schiavo, l’impunità di quella cosa e duecentomila sesterzi (se uomo) libero; e così pure stabilirono che le ciurme di gladiatori fossero distribuite a Capua e in altri municipi secondo la loro disponibilità, che fossero tenute delle sentinelle per tutta Roma e che i magistrati minori le comandassero.