Cicerone: I primi storici romani

Originale

Atqui, ne nostros contemnas, inquit Antonius, Gracci quoque [ipsi] sic initio sciptitarunt, ut noster Cato, ut Pictor, ut Piso. Erat enim historia, nihil aliud nisi annalium confectio, cuius rei memoriaeque publicae retinendae causa ab initio rerum Romanarum usque ad P. Mucium pontificem maximum res omnes singulorum annorum mandabat litteris pontifex maximus efferebatque in album et proponebat tabulam domi, potestas ut esset populo, cognoscendi: ii qui etiam nunc annales maximi nominantur. Hanc similitudinem scribendi multi secuti sunt, qui sine ullis ornamentis monumenta solum temporum hominum locorum gestarum[que] rerum reliquerunt.

Traduzione

Ebbene, affinchè tu non disprezzi i nostri, disse Antonio, anche gli stessi Gracchi scrissero spesso in principio, così come i nostri [sing.] Catone, Pittore e Pisone. Infatti la storia non era nient’altro che la composizione di annali, per conservare quella cosa e il ricordo pubblico, dall’inizio degli avvenimenti romani fino al pontefice massimo P. Mucio, il pontefice massimo metteva per iscritto tutti gli avvenimenti di ogni anno e (li) raccoglieva in un albo ed esponeva la tavola in casa, affinché il popolo potesse prenderne conoscenza [lett.: affinché al popolo fosse la possibilità di conoscere]: quelli che ancora adesso vengono chiamati annali massimi. Molti seguirono questo modello di scrivere, i quali abbandonarono senza alcun abbellimento i documenti solo dei tempi, degli uomini, dei luoghi, delle imprese.