Analisi de IL CAVALIERE INESISTENTE di Calvino

TITOLO

Il Titolo dell’opera si riferisce al protagonista del romanzo che è un cavaliere senza corpo che riesce a muovere l’armatura e ogni altro oggetto con la forza di volontà e la fede nella santa causa.

DATA DI PUBBLICAZIONE

Il libro è uscito nel 1959.

GENERE LETTERARIO

Romanzo storico e fantastico.

AMBIENTE

Questo romanzo è ambientato nel Medioevo, all’epoca di Carlo Magno. La storia narrata da Bradamante dura alcune settimane, ma la storia vera e propria dura alcuni giorni. Le vicende si svolgono in Bretagna, in Scozia e in Marocco, in particolare nel campo dell’esercito francese, nel bosco di Curvaldia, nella città di Curvaldia, nel convento dove scrive Bradamante.

TRAMA

La storia narra di un cavaliere senza corpo di nome Agilulfo, che nonostante ciò esisteva e indossava sempre la sua armatura bianca. Durante una battaglia con i Saraceni conobbe un giovane cavaliere, Rambaldo che si era innamorato di Bradamante, l’unico cavaliere femmina dell’esercito, la quale a sua volte era innamorata di Agilulfo. Una sera, tutti i cavalieri stavano cenando, e mentre alcuni si vantavano delle loro mirabili imprese, Agilulfo li interrompeva dicendo come erano veramente andati i fatti, quando Torrismondo ebbe da obiettare su come Agilulfo fosse diventato cavaliere: infatti , secondo quello, sua madre era Sofronia, la stessa che Agilulfo aveva salvato dai briganti, così siccome era vergine, fu nominato cavaliere. Quindi, se allora Sofronia non fosse stata vergine, Agilulfo non sarebbe diventato cavaliere e non starebbe combattendo con i Franchi. Così egli partì alla ricerca di Sofronia per sapere se Torrismondo aveva ragione. Insieme a lui partì anche Bradamante perché lo amava, Rambaldo perché amava lei e Torrismondo alla ricerca dei cavalieri del San Gral affinché dicessero di essere i suoi padri. Così, dopo molte peripezie, Sofronia svelò che era realmente vergine, ma quando lo disse era troppo tardi perché Agilulfo, per la vergogna, era scomparso per sempre, lasciando la sua armatura a Rambaldo di cui poi si innamora Bradamante.

STRUTTURA DELLOPERA, RAPPORTO FABULA-INTRECCIO, NARRATORE

Esposizione

Presentazione di Agilulfo e degli altri personaggi

Esordio

In seguito a ciò che ha detto Torrismondo riguardo al passato di Agilulfo, parte quest’ultimo inseguito da Bradamante, Rambaldo e Torrismondo.

Spannung

Sofronia, non volendo, fa capire che lei è la madre di Torrismondo.

Scioglimento

Si scopre che Sofronia è la figlia del re di Scozia e di una contadina, mentre Torrismondo è figlio della regina di Scozia e del Sacro Ordine.

La fabula non coincide con l’intreccio perché è raccontata mediante un flash-back.

Il narratore è interno alla vicenda.

PERSONAGGI

Agilulfo, il protagonista

Indossava un’armatura completamente bianca a parte una piccola riga che correva intorno ai bordi, candida, ben tenuta, senza un graffio, ben rifinita in ogni giunto, sormontata sull’elmo da un pennacchio, e con uno scudo su cui era disegnato uno stemma sconosciuto. Nonostante non avesse il corpo, si muoveva agilmente, anche più degli altri. Era perfetto in tutto ed era antipatico agli altri cavalieri perché aveva sempre da ridire.

Rambaldo

Un giovane cavaliere alle prime armi, inizialmente accecato dalla vendetta per suo padre e poi accecato dall’amore per Bradamante. È un amico di Agilulfo.

Gurdulù

Un aiutante, lo scudiero di Agilulfo. È un personaggio buffo e strano.

Il cavaliere anziano del San Gral

Indossa, come gli altri cavalieri, un mantello bianco e un elmo d’oro con due ali bianche di cigno sui lati. È uno strano personaggio che non è sempre buono.

MESSAGGIO

Il messaggio che vuol dare l’autore è che, fra i miliardi di persone che ci sono nel mondo, tutti possono essere considerati cavalieri inesistenti che, una volta morti, vengono dimenticati presto, e anche da vivi non contano molto nella società.

FORMA

Il linguaggio è semplice, comprensibile e i periodi sono abbastanza lunghi.

FRASE SIGNIFICATIVA

Capitolo IV, pag. 31: «Era un’epoca in cui la volontà e l’ostinazione d’esserci, di marcare un’impronta, di fare attrito con tutto ciò che c’è, non veniva usata interamente, dato che molti non se ne facevano nulla - per miseria o per ignoranza o perché invece tutto riusciva loro bene lo stesso - e quindi una certa quantità ne andava persa nel vuoto».