Sallustio, De Catilinae coniuratione: Con Silla la cupidigia si introduce a Roma

Originale

Sed, postquam L. Sulla, armis recepta re publica, bonis initiis malos eventus habuit, rapere omnes, trahere, domum alius, alius agros cupere, neque modum neque modestiam victores habere, foeda crudeliaque in civis facinora facere. Huc accedebat quod L. Sulla exercitum quem in Asia ductaverat, quo sibi fidum faceret, contra morem maiorum luxuriose nimisque liberaliter habuerat. Loca amoena, voluptaria facile in otio ferocis militum animos molliverant. Ibi primum insuevit exercitus populi Romani amare, potare, signa, tabulas pictas, vasa caelata mirari, ea privatim et publice rapere, delubra spoliare, sacra profanaque omnia polluere. Igitur ei milites, postquam victoriam adepti sunt, nihil relicui victis fecere. Quippe secundae res sapientium animos fatigant; ne illi corruptis moribus victoriae temperarent.

Traduzione

Ma, dopo che Silla, conquistato il potere con le armi, dopo un buon inizio, ottenne degli insuccessi, tutti rubavano, desideravano la casa e i terreni altrui, i vincitori non avevano nè misura nè moderazione, commettevano contro i cittadini delle azioni vergognose e crudeli. A questo si aggiungeva che Silla, (andando) contro le tradizioni degli avi, aveva lasciato vivere nel lusso e troppo nobilmente l’esercito, che lui aveva condotto in Asia, per renderselo fedele. I luoghi ameni e pieni di delizie avevano facilmente mitigato nell’ozio gli animi fieri dei soldati. Lì per la prima volta l’esercito del popolo romano si abituò ad amare, a bere, ad ammirare le statue, i quadri, i vasi cesellati, a rubare ai privati e alle città, a saccheggiare i templi, a violare ogni cosa sacra e profana. Dunque quei soldati, dopo che ottennero la vittoria, non lasciarono nulla ai vinti. Dal momento che la prosperità indebolisce gli animi degli (stessi) saggi, non c’era da aspettarsi che quelli di costumi corrotti si sapessero moderare nella vittoria.