Analisi de VITA DI GALILEO di Bertolt Brecht

AUTORE

Bertolt Brecht (Augsburg, 1898 - Berlino Est, 1956)

DATA PRIMA EDIZIONE

Il libro fu pubblicato per la prima volta nel 1955 con il titolo “Lebens des Galilei”.

SINTESI DEL DRAMMA DIVISO PER SCENE

Scena I

Andrea Sarti, figlio della governante, entra nella stanza di lavoro di Galileo a Padova, portandogli la colazione. Galileo, che si sta ancora lavando, coglie l’occasione per mostrargli un modello in legno del sistema tolemaico e poi gli fa due esempi cercando di fargli capire che esso è sbagliato e in realtà è la Terra a girare introno al Sole e non viceversa. Intanto entra la signora Sarti per annunciare la presenza di un giovane signore, Ludovico Marsili, che voleva prendere lezioni da Galileo; inoltre, preoccupandosi per la cattiva influenza esercitata su suo figlio da Galileo, il quale gli inculcava idee irreligiose, quali erano le teorie copernicane, lo ammonisce e spera, per il bene delle finanze di Galileo, che prenda Ludovico come allievo. Così succede, e inoltre, durante il colloquio tra i due, il giovane rivela a Galileo che in Olanda era stato da poco inventato il telescopio, usando una lente concava e una convessa. Poco dopo arriva Priuli, il Procuratore dello Studio Patavino, che gli annuncia che non è riuscito ad ottenere l’aumento di 500 scudi agognato da Galileo, ma che potrebbe se lo scienziato inventasse qualche oggetto utile alla Repubblica. Così a Galileo viene in mente il telescopio olandese e mostra a Priuli uno schizzo. Ritorna Andrea con le lenti che Galileo gli aveva commissionato poco prima e, dopo aver chiesto ad Andrea di non dire a nessun altro le loro idee perchè sono solo ipotesi non ancora dimostrate, lo scienziato le dispone come nel telescopio e riescono a vedere degli oggetti lontani come se fossero vicini.

Scena II

All’Arsenale di Venezia Galileo presenta ai consiglieri della Repubblica Veneta e al Doge la “sua” invenzione. Tutti sono molto eccitati nel guardare dentro al telescopio e Priuli annuncia a Galileo il suo sospirato aumento. Mentre si completa la cerimonia, Galileo confessa al suo amico Sagredo alcune scoperte che ha fatto e che potrà fare con l’aiuto del telescopio in ambito astronomico. Ludovico, che ha assistito alla presentazione del telescopio insieme a Virginia, la figlia dello scienziato, mostra qualche dubbio sulla legittimità della sua invenzione.

Scena III

È notte e Galileo e Sagredo, avvolti in pesanti mantelli, grazie al telescopio fanno delle scoperte sensazionali a favore della tesi copernicana. Scoprono che la Luna ha delle montagne altissime e che riceve luce dalla Terra: quindi non ci sono differenze tra i due corpi celesti. Intanto arriva Priuli che annuncia a Galileo che ad ogni angolo della strada si vendono telescopi simili al suo, perciò è infuriato per essersi fatto prendere in giro da lui. Dopo che Priuli è uscito, i due amici riprendono le loro ricerche e scoprono che intorno a Giove girano quattro stelle minori: questo dimostra che non esistono sostegni nel cielo. Ma a questo punto, vedendo l’amico fuori di sè per le scoperte appena fatte, Sagredo dichiara di nutrire non pochi dubbi sul divulgarle perché è sicuro di fare la stessa fine che aveva fatto lo scienziato Giordano Bruno appena dieci anni prima. Galileo gli ribatte che lui allora non aveva le prove ma loro sì; allora Sagredo insiste, non riponendo fiducia nella ragione degli uomini, al contrario di Galileo. Intanto entra nella stanza la signora Sarti, che era stata chiamata a gran voce un attimo prima dallo scienziato, il quale le chiede di svegliare Andrea per mostrargli quel che aveva scoperto; ma la donna risponde con un categorico no. Allora Galileo le chiede un parere e lei risponde in modo sibillino. Viene mattina ed entra Virginia, che sta per andare alla messa con la signora Sarti. Qui viene a sapere da suo padre che probabilmente andranno a vivere a Firenze perchè Galileo ha bisogno di molto più tempo per dare al mondo le prove delle tesi copernicane, tempo che a Padova lo deve dedicare alle lezioni private a pagamento. Virginia è molto contenta di ciò, al contrario di Sagredo, che prega Galileo di non andare perchè crede fermamente che là non potrà più continuare liberamente i suoi studi; ma l’amico non vuol sentire ragione.

Scena IV

Il Granduca Cosimo de’ Medici, seguito dal ciambellano e da due donne di Corte, va a fare una visita nella casa di Firenze di Galileo. Quando arriva Galileo e gli altri dottori erano ancora all’università, ma Cosimo va lo stesso nella stanza di lavoro nello scienziato. Qui vi è Andrea, che fa da padrone di casa e mostra al Granduca prima il modello tolemaico, poi quello copernicano dicendogli che quello giusto è il secondo. Poi, siccome Cosimo non vuole ridare ad Andrea il modello tolemaico che teneva sulle ginocchia, i due cominciano a picchiarsi, rompendo il suddetto modello. Appena sentono salire qualcuno smettono. Dopo i vari inchini del caso, Galileo, il matematico e il filosofo cominciano a discutere animatamente: il primo sostenendo che il modello aristotelico-tolemaico non è veritiero e che le prove di ciò si hanno guardando nel telescopio, gli altri due, invece, non accettano di guardarci, ritenendo addirittura che esso sia truccato, mentre vogliono continuare la disputa scientifica a parole e non con i fatti. In questo modo Galileo non ha modo di provare le sue tesi, così arriva per Cosimo e il suo seguito il momento di andare senza che alcuno abbia guardato nel telescopio. Ma il ciambellano promette a Galileo che il Granduca avrebbe richiesto l’opinione di Padre Cristoforo Clavio, astronomo capo del Sacro Collegio in Roma.

Scena V

Una mattina arriva Virginia dal convento perchè ha chiuso a causa della peste. Allora Galileo chiama la signora Sarti informandola della situazione. Dopo un po’ un valletto della Corte avvisa Galileo che, per ordine del Granduca, sarebbe passato da loro un calesse per portarli a Bologna. Ma ci vanno solo Andrea e Virginia: Galileo non va perchè ha troppi appunti da portare via e troppo poco tempo per prenderli tutti, la signora Sarti perchè non si sente di abbandonare quello che è come un figlio per lei. Una mattina, non trovando la sua governante in casa, Galileo esce in strada e chiede ai passanti se l’hanno vista. Solo una donna e poi una vecchia che si affacciano ad una finestra gli dicono che la signora Sarti era stramazzata a terra quella mattina presto. Intanto arrivano dei soldati che sbarrano con una fune una strada vicina alla casa di Galileo. Poi Andrea appare davanti alla fune, Galileo gli dice cos’è successo a sua madre e lui risponde che lo sa e che era già stato dalle Orsoline. Poi aggiorna il ragazzo sulle sue scoperte e gli fa sapere che presto sarebbe andato a Roma con le prove. Quindi arrivano due uomini mascherati che distribuiscono delle pagnotte ma non acqua. Per fortuna per Galileo, la vecchia gli cede una brocca. Dopo aver promesso a Galileo che gli avrebbe portato un libro, Andrea se ne va.

Scena VI

In una sala del Collegio Romano Padre Cristoforo Clavio e altri astronomi suoi discepoli stanno esaminando le prove della validità del sistema copernicano portate da Galileo. Quest’ultimo e altri personaggi, ecclesiastici e scienziati, stanno aspettando l’esito dei suddetti esami, scandalizzandosi per l’interesse che vi sta riponendo Clavio e ribadendo la veridicità incontestabile del sistema tolemaico. Finalmente entra in questa stanza Padre Clavio che, dopo aver attraversato l’intera sala senza guardarsi intorno, dice ad uno dei monaci che Galileo ha ragione. Ma Galileo replica a frate Fulgenzio, un discepolo di Clavio, che non è lui ad aver vinto ma la ragione. Uscendo, Galileo incontra il Cardinale Inquisitore.

Scena VII

Galileo e Virginia, che si è fidanzata con Ludovico, vengono invitati a Roma nel palazzo del Cardinale Bellarmino. Inizialmente i tre personaggi appena citati si trovano nel vestibolo, dove due segretari ecclesiastici giocano a scacchi e prendono appunti sugli ospiti; poi i due giovani vanno nel salone e Galileo, rimasto così solo e aspettando il Cardinale Inquisitore, spiega ai due segretari le nuove regole del gioco degli scacchi ma questi sono restii ad accettarle. Di lì a poco entrano il Cardinale Bellarmino e il Cardinale Barberini, che tengono una vivace discussione con Galileo, che termina con la notizia data da Bellarmino allo scienziato che il Sant’Uffizio ha decretato che la teoria di Copernico è assurda ed eretica. Alla fine i cardinali mostrano anche una certa benevolenza verso quello che è considerato il più grande matematico d’Italia. Poco dopo che questi tre sono entrati nella sala, entra il Cardinale Inquisitore, che legge il verbale redatto dai due segretari. Poi entra Virginia che, essendo stata richiamata la sua attenzione dal Cardinale Inquisitore, gli si avvicina. Questo le parla della teoria falsa (secondo lui), di cui suo padre è sostenitore, e di quella tolemaica, approvata dalla Chiesa. In questo modo cerca di convincerla a persuadere il padre ad abbandonare le tesi irreligiose.

Scena VIII

Frate Fulgenzio si reca al palazzo dell’ambasciata fiorentina a Roma per parlare a Galileo del recente decreto del Sant’Uffizio. Gli dice che secondo lui la spiegazione di esso è che il Sant’Uffizio non voleva togliere a tutte le persone, anche le più misere, la certezza che ogni loro azione fa parte di un disegno più grande e che vivono sul pianeta più importante dell’Universo, che non a caso è al centro di esso: senza queste convinzioni la loro vita sarebbe ancora più miserevole. Galileo gli risponde dicendogli che la Curia gli offrirebbe ogni bene in cambio del suo silenzio, ma uno scienziato non può cambiare la verità a seconda degli interessi di qualcuno. Alla fine confessa di non sapere quanto potrà resistere a divulgare le sue scoperte.

Scena IX

Sono passati otto anni dal decreto emanato dal Sant’Uffizio contro le teorie copernicane e per questi lunghi anni Galileo ha taciuto riguardo agli argomenti scottanti. Un giovedì pomeriggio, mentre i discepoli di Galileo (Federzoni, frate Fulgenzio e Andrea) stanno per compiere un esperimento sui corpi galleggianti, Filippo Muzio, un ex-discepolo, viene a scusarsi con il maestro con delle affermazioni che aveva fatto in un suo libro contro la teoria copernicana, ma Galileo non accetta spiegazioni e lo manda via. Poi, mentre Virginia e la signora Sarti cuciono un corredo e discutono dell’imminente matrimonio della ragazza con Ludovico, arriva Gaffone, rettore dell’Università, che prega Virginia di consegnare al padre un libro riguardante le macchie solari, uno di quegli argomenti scottanti. I suoi discepoli, in particolare Andrea, cercano di persuadere Galileo ad intraprendere ricerche in quella direzione ma lui è inamovibile. Solo poco dopo, quando arriva Ludovico, che annuncia l’imminente morte del pontefice e il suo probabile rimpiazzamento da parte del Cardinale Barberino, il quale è un matematico, diventa euforico e ordina ai suoi discepoli di fare i preparativi per l’esperimento sulle macchie solari. Così Ludovico dichiara di non voler (ma soprattutto poter) più sposare Virginia, la quale, alla notizia, sviene.

Scena X

Nei dieci anni seguenti le dottrine di Galileo si diffondono tra il popolo perché scritte in volgare. Dappertutto scrittori satirici e cantastorie commentano le nuove idee. Il martedì grasso del 1632, in molte città d’Italia, i cortei carnevaleschi delle corporazioni traggono spunto dall’astronomia. Nella piazza principale di una città un cantastorie esprime il suo giudizio negativo sulla teoria copernicana, chiamando Galileo l‘“ammazza-Bibbia”.

Scena XI

Nel 1633 Galileo scrive un libro sulla meccanica del firmamento e con questo firma la sua condanna. Infatti, un giorno che lui e sua figlia si recano al Palazzo Medici, dopo aver chiesto udienza al Granduca per mostrargli il suo libro, Galileo viene invitato da un alto funzionario a salire sulla carrozza della Santa Inquisizione che lo avrebbe condotto a Roma per essere interrogato.

Scena XII

Il papa Urbano VIII, durante la vestizione, tiene un colloquio con il Cardinale Inquisitore. Quest’ultimo cerca di convincerlo a tutti i costi ad essere contro Galileo. Dice che lo scienziato sta facendo vivere tutto il popolo nel dubbio e non nella fede: è un sobillatore. D’altro canto ammette che dovranno acconsentire i naviganti ad usare le carte astronomiche sulla base delle teorie di Galileo, ma il papa risponde che non è possibile perché prima dovrebbero accettare le sue teorie. Alla fine Urbano VIII acconsente affinché sia portato davanti agli strumenti.

Scena XIII

Dopo ventidue giorni di carcere, il 21 giugno 1633 Galileo viene sottoposto ad un interrogatorio da parte dell’Inquisizione e il giorno dopo si tiene il consiglio. Quel giorno i discepoli di Galileo e Virginia, inginocchiata in un angolo a pregare, erano al palazzo dell’ambasciata fiorentina a Roma in attesa di notizie sul maestro. Andrea teme che verrà ucciso perché crede che non avrebbe mai abiurato. Anche gli altri, tranne Virginia, lo credono, ma devono ricredersi quando arriva un individuo losco che annuncia che alle 5 Galileo avrebbe abiurato e la campana di San Marco avrebbe suonato. Tutti quanti sono sconvolti alla notizia e stentano a crederci. Alle 5 e tre minuti la campana non ha ancora suonato, così i tre discepoli si abbracciano, deliranti di gioia. Ma proprio in quell’istante si odono i rintocchi della campana di San Marco e tutti restano impietriti. Poi dalla via si ode un banditore leggere l’abiura di Galileo. Quando arriva lo scienziato lo saluta, anzi i discepoli si allontanano da lui; Andrea lo offende, e poi i tre vanno via, lasciando Galileo da solo seduto su uno sgabello.

Scena XIV

Dal giorno dell’abiura, Galileo passa gli ultimi anni della sua vita in una villa dei dintorni di Firenze, prigioniero dell’Inquisizione. Con lui ci sono la figlia Virginia, un frate che li sorveglia e gli inservienti. Un giorno un contadino porta loro delle oche da parte di uno di passaggio e Virginia le fa cuocere in cucina. Poi si fa dettare dal padre la lettera settimanale all’arcivescovo, in cui commenta alcune frasi che gli manda il prelato. Nel mentre bussa alla porta Andrea, che è ormai diventato adulto e non incontrava Galileo dal 22 giugno 1633. Dice che è in viaggio per l’Olanda, dove continuerà gli studi di di scienze, ed è passato per avere notizie sulla salute di Galileo. Questo risponde che sta bene e che vive con una certa comodità grazie al suo pentimento; inoltre gli è permesso anche continuare i suoi esperimenti ed ha terminato di scrivere il libro “I discorsi delle nuove scienze”, ma è in mano ai frati. Poi fa andare via Virginia con la scusa di occuparsi delle oche e rivela ad Andrea che ha fatto segretamente una copia del suo libro e che si trova nel mappamondo: allora Andrea la prende e cambia opinione sul maestro, credendo che Galileo abbia abiurato per poter continuare le sue ricerche in discreto. Ma egli confessa di non averlo mai meditato ma di averlo fatto solo per paura del dolore fisico: infatti gli avevano fatto vedere gli strumenti. Poi si sente in grado di orientare Andrea sulla professione di scienziato e gli dice che la scienza deve avere come unico scopo quello di alleviare la fatica dell’esistenza umana e lo scienziato non deve essere subordinato ai potenti. Quindi ora non crede più che sia iniziata già una nuova era. Andrea esce.

Scena XV

Andrea è al confine e, seduto su una cassa piena di libri, attende che le guardie confinarie abbiano finito di esaminare i suoi documenti. Mentre legge il manoscritto di Galileo, alcuni ragazzi discutono se una donna che abita in una capanna lì vicino sia una strega o no. Poi la guardia ordina allo scrivano di controllare i libri che ci sono nella cassa, ma questo si dimostra ben poco volenteroso poichè sono ben trentaquattro, e, siccome è più importante riscuotere dei pedaggi arretrati da un cocchiere, allora la guardia gli consente di non controllare, ritenendo che non ci sarebbe potuto essere niente di interessante. Passato oltre il confine, Galileo risponde a Giuseppe, uno dei ragazzi, che gli aveva chiesto se si potesse volare, dicendogli che forse, con una particolare macchina, si potrebbe, ma l’uomo sa ancora troppo poco.

AMBIENTAZIONE STORICA E GEOGRAFICA

Le vicende narrate coprono un arco di tempo di 28 anni e vanno dal 1609 (anno in cui l’attenzione di Galileo viene attratta dalla notizia dell’invenzione del cannocchiale a opera di occhialai olandesi e ne costruisce uno a sua volta, perfezionandolo) al 1637, quando Andrea lascia l’Italia portando con sé l’opera di Galileo “Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scenze”.

La storia è ambientata fondamentalmente in tre città italiane: prima a Padova e a Venezia, poi a Firenze e a Roma.

Più precisamente: la prima scena si svolge nella stanza di lavoro, miseramente arredata, di Galileo a Padova; la seconda nell’Arsenale di Venezia, presso il porto; la terza nella stanza di lavoro di Galileo a Padova; la quarta nella casa di Galileo a Firenze; la quinta nella stanza di lavoro di Galileo a Firenze e poi davanti alla casa; la sesta in una sala del Collegio Romano; la settima nel palazzo del Cardinale Bellarmino a Roma, nel vestibolo; l’ottava nel palazzo dell’ambasciata fiorentina a Roma; la nona nella casa di Galileo a Firenze; la decima nella piazza principale di una città italiana; l’undicesima nel vestibolo e nella scala del Palazzo Medici in Firenze; la dodicesima in una stanza del Vaticano; la tredicesima nel palazzo dell’ambasciata fiorentina a Roma; la quattordicesima nella villa di Galileo ad Arcetri, in una grande stanza con una tavola, un seggiolone di cuoio e un mappamondo; la quindicesima in una cittadina italiana di confine.

PERSONAGGI

Galileo Galilei

Il protagonista di questo dramma. Quando inizia la storia ha solo quarantasei anni ed è nel pieno della sua attività, euforico per il fatto che sta iniziando una nuova era. Nella scena XIV, nonchè l’ultima in cui compare, invece, è un vecchio quasi ceco che è uscito sconfitto e profondamente ferito dal conflitto con il mondo ecclesiastico e conservatorio.

Per continuare le sue ricerche è disposto a tutto: prima spaccia per sua l’invenzione del telescopio, che gli frutta un aumento dello stipendio di 500 scudi: questo gli serve per non dover più perdere tempo prezioso per i suoi studi dando lezioni private; poi chiama le quattro stelle che ruotano intorno a Giove “stelle medicee” per ingraziarsi il Granduca e poter vivere a Firenze lontano dalle suddette lezioni private. Neanche la peste che si abbatte su Firenze riesce a fermarlo, solo la paura del dolore fisico può: quindi da ciò si ha una visione del personaggio non certamente eroica, ma umana, e alla fine è lui stesso che confessa ad Andrea tutte le sue debolezze, cioè l’essersi sottomesso volontariamente ai potenti e l’aver ceduto di fronte agli strumenti dell’Inquisizione. È anche un uomo molto ingenuo, incapace di distinguere gli amici dai nemici, come gli dice Vanni nella scena XI, e ripone malamente fiducia nella ragione umana.

Dall’opera non emergono le sue caratteristiche fisiche, sappiamo invece che era amante della vita, delle comodità, della buona tavola e del buon vino.

Andrea Sarti

È il figlio della governante di Galileo e quindi sempre a contatto con lo scienziato. All’inizio della storia è solo un ragazzino di 10 anni, ma intelligente e desideroso di conoscere e imparare. Galileo gli dà retta perché Andrea rientra in quella parte di popolo che, se messo in condizione di capire, può uscire da quello stato di ignoranza in cui si trova. Va molto fiero di essere un discepolo di Galileo e ne è anche molto geloso: un esempio della sua gelosia è quando il Granduca Cosimo fa visita nello studio di Galileo, e Andrea, dopo avergli dato il modello tolemaico, glielo toglie di mano con la forza. Ma la cosa che gli piace di più è quando il maestro gli fa degli esempi pratici, che poi fa a sua volta a sua madre («Bella, questa! La farà restare a bocca aperta.»).

Crescendo, segue le orme di Galileo e diventa uno scienziato, ma deve trasferirsi in Olanda per maggiore libertà di pensiero, che a Galileo in Italia non era stata concessa.

Tra tutti, lui è quello che soffre di più per l’abiura fatta da Galileo, ma quando lo va a trovare nella villa di Arcetri si riconcilia con il maestro e prende il libro “I discorsi delle nuove scienze”, scritto segretamente in seconda copia, quasi come ricompensa per il male che l’abiura ha causato al mondo intero.

La signora Sarti

Governante di Galileo, ricopre un ruolo abbastanza marginale, ma nonostante ciò non mancano gli elementi per fornirne una descrizione.

È una donna molto apprensiva e si preoccupa molto delle finanze di Galileo, spingendolo a dare lezioni private a più gente possibile. In qualità di madre, si preoccupa del fatto che Galileo insegni ad Andrea teorie ereticali, quali sono quelle copernicane, e che poi il figlio le diffonda a scuola, suscitando proteste da parte dei genitori dei bambini. È molto legata, anche sentimentalmente, a Galileo (ma come una madre, non come una moglie!) e questo aspetto compare in particolare nella quinta scena, quando a Firenze scoppia un’epidemia di peste e la donna non vuole abbandonare Galileo nel suo studio da solo: così rischia persino di morire.

Non è affatto d’accordo con le teorie di Galileo e lo prega di smettere più di una volta, come quando Ludovico sta per lasciare Virginia perchè Galileo continua gli studi sul sole.

Virginia

Figlia quindicenne (all’inizio del dramma) di Galileo, Virginia è una ragazza molto religiosa (ad esempio nella III scena sta per andare a messa con la signora Sarti e nella XIII prega per il padre perchè abiuri e si salvi). Si innamora di Ludovico ed è entusiasta all’idea di sposarlo. Quando però Galileo riprende gli esperimenti sul sole, Ludovico si rifiuta di sposarla perchè, evidentemente, non la ama ma vuole solo essere imparentato con il più grande scienziato italiano, ma non con un eretico. Alla notizia del matrimonio disdetto, Virginia sviene; da questo momento in poi si occupa solo ed esclusivamente di suo padre e della sua salute. Quando la cecità di Galileo si aggrava e, dopo l’abiura, si trasferiscono nella villa di Arcetri, lei gli sta sempre accanto, fino alla sua morte.

Frate Fulgenzio

Discepolo di Clavio, ha studiato matematica ed è un astronomo, ma per i motivi che cito sotto ha rinunciato a continuare lo studio delle scienze esatte. Nonostante riconosca che le prove di Galileo sono schiaccianti, da buon ecclesiastico non può andare contro il decreto del Sant’Uffizio, e, cercando di conciliare le due parti, scorge nel decreto una grande bontà d’animo. Infatti la gente di quel tempo è stata abituata a credere nella Sacra Scrittura, aveva la certezza che ogni azione facesse parte di un disegno più grande e credeva di vivere sul pianeta più importante dell’Universo, e che non a caso fosse al centro di esso: tutto crollerebbe loro addosso se fossero accettate le teorie di Galileo perché esse vanno contro ciò che è scritto nella Sacra Scrittura. Perciò, per il bene della gente, secondo Fulgenzio bisognerebbe mantenere il segreto. Da questa conversazione con Galileo fino al giorno dell’abiura, Fulgenzio è stato un suo discepolo, ma dopo l’abiura, come gli altri discepoli tranne Andrea, i due non si sono mai più visti.

L’ambiente ecclesiastico

È un elemento fondamentale nel dramma, in quanto si oppone fortemente alle ricerche di Galileo e alle teorie copernicane, per cui è senza dubbio l’antagonista della storia.

Tra i personaggi di maggiore rilevanza che appartengono a questa categoria ricordo il Cardinale Inquisitore, il quale spinge papa Urbano VIII a condannare Galileo, e ne ottiene che venga portato davanti agli strumenti.

Anche padre Cristoforo Clavio, astronomo capo del Sacro Collegio in Roma, fa parte degli ecclesiastici, ma nonostante ciò, e poichè è anch’egli uno scienziato, si deve arrendere all’evidenza dei fatti e finisce per essere l’unico (sempre tra gli ecclesiastici), dopo frate Fulgenzio, a favore di Galileo.

Personaggi minori

Gli altri personaggi di importanza minore sono Ludovico Marsili, un giovane di ricca famiglia che prende lezioni private da Galileo e per un certo periodo sta con Virginia, Priuli, il procuratore dello Studio di Padova, Sagredo, un amico di Galileo che lo spinge a non andare a Firenze, Federzoni, occhialaio e aiutante di Galileo, il Doge, i consiglieri della Repubblica Veneta, Cosimo de’ Medici, il Granduca di Firenze, il ciambellano, il teologo, il filosofo, il matematico, due dame di corte, un valletto del Granduca, due suore, due soldati, una vecchia, un prelato grasso, due scienziati, due monaci, due astronomi, un monaco allampanato, un cardinale vecchissimo, il Cardinale Barberini (poi Papa Urbano VIII), il Cardinale Bellarmino, due segretari ecclesiastici, due giovani dame, Filippo Muzio, uno scienziato ex-discepolo di Galileo, Gaffone, il rettore dell’Università di Pisa, il cantastorie, la moglie del cantastorie, Vanni, il fonditore, due funzionari, un individuo, un frate, un contadino, una guardia confinaria, uno scrivano, uomini, donne e ragazzi.

LINGUAGGIO E STILE

La “Vita di Galileo” è suddivisa in 15 scene precedute da una didascalia in corsivo, in cui è presente una breve introduzione generale alla scena con, alcune volte, anche la descrizione del tempo, da una ballata in poesia, da un’indicazione sul luogo dove si svolge la scena e da un’ulteriore introduzione in cui si specifica meglio quello che sta succedendo all’inizio della scena. Inoltre ci sono delle parti sotto forma di discorso indiretto in cui vengono esplicati delle azioni ( «Galileo posa l’ago sul foglio di carta e lo pone a galleggiare sul pelo dell’acqua», scena IX), dei cambi di scena ( «Entra Gaffone, rettore dell’Università», scena IX) o degli atteggiamenti dei personaggi ( «GALILEO (quasi ossequioso)», scena IV).

La struttura sintattica è prevalentemente semplice. La lettura è scorrevole e comprensibile, anche se lo è un po’meno nei lunghi monologhi (come per esempio nella I scena, dove Galileo parla della nuova era). Non ci sono termini difficili, solo qualche frase in latino non sempre tradotta (come nella scena XIII, quando Fulgenzio cita il motto a sua volta citatogli da Galileo sedici anni prima).

Essendo un testo teatrale è quasi completamente sotto forma di discorsi diretti, tranne le parti citate sopra. Come conseguenza del fatto che prevale il discorso diretto, non sono presenti descrizioni dell’aspetto fisico dei personaggi o di tipo geografico, ad eccezione della collina su cui era maturato il vino che bevono Galileo e Ludovico («Il pendio è ripido e sassoso, i grappoli quasi azzurri», scena IX).

I periodi non sono molto lunghi.