Analisi de IL FU MATTIA PASCAL di Pirandello

TITOLO

Il titolo di quest’opera si riferisce al fatto che, durante il racconto, Mattia Pascal, il protagonista, muore. Infatti egli muore per ben due volte, ma in realtà si tratta solo di far credere a tutti che sia morto, quando invece cambia identità e inizia una nuova vita.

DATA DI PUBBLICAZIONE

Il romanzo, che ottenne subito molto successo, uscì per la prima volta tra l’aprile ed il giugno del 1904 sulla rivista “Nuova antologia”; nel 1910 fu pubblicato a Milano in un unico volume e successivamente tradotto in francese e tedesco.

GENERE LETTERARIO

Romanzo d’analisi

AMBIENTE

Nel romanzo non si alcun riferimento temporale, ma dalle notizie riportate sul giornale che Mattia legge sul treno, di ritorno da Montecarlo, si può dedurre che la vicenda è ambientata nei primi anni del Novecento. Il tempo di ambientazione del romanzo, però, non ha alcuna importanza: così come lo spazio, non influenza i personaggi e le azzioni compiute sa questi.

Dal punto di vista geografico la vicenda è principalmente ambientata a Miragno, il piccolo paesino ligure dove il protagonista del romanzo è nato, e a Roma, dove Adriano Meiss si stabilisce per due anni. Viaggiando, però, il fu Mattia Pascal giunge a Nizza, Montecarlo, Torino, Milano, Padova, Venezia, Ravenna, Firenze, Perugia, Pisa, Colonia, Mannheim, Worms Magonza, Bigenz, Coblenza. Pirandello non fornisce mai un’approfondita descrizione di questi luoghi perchè, come detto sopra a proposito dell’ambientazione storica, ritiene che non abbiano alcuna influenza sui personaggi e sulle loro azioni.

TRAMA

Mattia Pascal, bibliotecario di Miragno, su consiglio dell’amico don Eligio Pellegrinotto, decide di scrivere il suo strano e diverso caso. Inizia così il suo racconto: dopo la morte della madre e di entrambe le figlie neonate, infelice del suo lavoro di bibliotecario e del suo matrimonio con Romilda, un giorno fuggì da casa in cerca di fortuna, con cinquecento lire in tasca, che suo fratello Berto gli aveva mandato per assicurare alla madre una degna sepoltura. Giunse così a Montecarlo dove, aiutato da un’inspiegabile fortuna, vinse una forte somma di denaro al Casinò. Sul treno di ritorno verso casa venne casualmente a sapere, leggendo un quotidiano, che nel suo paese tutti lo credevano morto suicida. Dapprima rimase sconcertato, ma poi si accorse che quella era un’occasione fornitagli dal destino per rifarsi una vita, migliore di quella precedente, senza più legami, ma in pieno rispetto dei propri sentimenti e bisogni. Cambiato il suo aspetto, per quel che gli era possibile, e assunto il nome di Adriano Meis, viaggiò per anni fra l’Italia e la Germania, fino a quando non si stabilì a Roma. Lì si innamorò di Adriana, la placida figlia del proprietario della pensione in cui viveva. Non potendola sposare e non potendo denunciare il furto subìto di un’ingente somma di denaro perchè sprovvisto di documenti di identità, Mattia-Adriano decise di inscenare il suo suicidio. Tornato a Miragno per riappropiarsi della sua vita, scoprì che la moglie si era risposata con Gerolamo Pomino, un suo amico di infanzia, e aveva avuto da lui una figlia. Così decise di continuare a vivere solo con se stesso e con don Eligio nella biblioteca.

STRUTTURA DELLOPERA, RAPPORTO FABULA-INTRECCIO, NARRATORE

Esposizione

Presentazione dei personaggi e introduzione al racconto.

Esordio

Mattia fugge da casa e va a Montecarlo dove vince un’ingente somma di denaro al Casinò.

Peripezie

Assunto il nome di Adriano Meis, Mattia in un primo tempo viaggia per l’Europa, poi si stabilisce in una pensione a Roma.

Scioglimento

Adriano si “suicida” e Mattia torna a Miragno, dove fa il bibliotecario e inizia a scrivere la sua autobiografia.

La fabula non coincide con l’intreccio in quanto l’intera vicenda è un continuo flash-back: infatti Mattia racconta i fatti attraverso il suo libro autobiografico; alla fine del racconto però si ritorna al presente.

Il narratore è interno alla vicenda, in quanto è lo stesso protagonista; inoltre è onnisciente perchè la storia che racconta è già avvenuta.

PERSONAGGI

Mattia Pascal / Adriano Meis

È il protagonista della vicenda e viene descritto dal punto di vista fisico come un uomo non particolarmente bello, ma in qualche modo affascinante, con una barba rossa e un occhio strabico. Nei panni di Mattia appare come un uomo impulsivo, vivace, ma confusionario, a differenza di quando diventa Adriano Meis, uomo molto sensibile. Ama Adriana, tanto da volerla sposare, cosa che però non può fare a causa della sua falsa identità.

Romilda

È la moglie di Mattia, una ragazza vittima della perfidia della madre, che le impone di ingannare Mattia. È timida, gelosa e non sopporta le condizioni misere in cui è costretta a vivere. Dopo la finta morte del marito si risposa con Pomino, dal quale ha una figlia. Anche se dopo essersi sposata con Mattia era cattiva con lui, in realtà è di animo buono, cosa che si nota quando Mattia torna a Miragno.

Adriana Paleari

È è l’affittuaria di Adriano Meis, del quale è innamorata, ed è l’unico grande amore di Mattia. È molto sensibile, è dotata di candore, innocenza, ansia e attesa di affetto. Manda avanti la famiglia da sola, è dispiaciuta per il comportamento del padre, riesce a continuare il suo lavoro grazie anche alla fede nella religione, non dà molta confidenza, vuol nascondere il suo amore per Adriano e non sopporta i soprusi di Terenzio (il cognato).

Don Eligio Pellegrinotto

È il prete amico di Mattia che lo aiuta ad ordinare la biblioteca dove alvora. È lui che suggerisce a Mattia di scrivere la storia che ha vissuto.

MESSAGGIO

Il messaggio che dà l’autore è che l’uomo non può lottare contro la propria sorte, anche se tristemente avversa, e nemmeno può crearsela da sè, come fa Mattia Pascal diventando Andrea Meis.

FORMA

Il registro usato è di tipo soggettivo-emotivo. Il linguaggio è semplice, comprensibile e i periodi sono abbastanza lunghi.

FRASE SIGNIFICATIVA

«Avevo con me ottantaduemila lire, e non avrei più dovuto darle a nessuno! Ero morto, ero morto: non avevo più debiti, non avevo più moglie, non avevo più suocera: nessuno! libero! libero! libero! Che cercavo di più?».