Cartesio

Cartesio nasce nel 1596 a La Haye in Francia e muore nel 1650 in Svezia, a Stoccolma. Il contesto storico in cui vive è rappresentato dalla Guerra dei 30 anni e quindi da un’Europa in fiamme. Inoltre nel 1632 Galilei viene messo agli arresti domiciliari, dopo aver abiurato.

È un razionalista.

Come tutti i filosofi francesi, anche Cartesio è bravo nel saper scrivere di teorie molto complesse con un linguaggio semplice, letterario; inoltre fa uso di un linguaggio autobiografico.

Fu educato in un collegio di gesuiti, quello di La Flèche, dove però le materie insegnate non erano al passo coi tempi: infatti la matematica veniva sì insegnata, ma solo come puro esercizio, come materia a sè stante, e non come strumento per indagare la natura. Della matematica, Cartesio ne fece il linguaggio universale che doveva essere usato in ogni scienza. Essa fa parte del progetto chiamato MATHESIS UNIVERSALIS, dove tutti i saperi si sarebbero dovuti unificare sotto il linguaggio comune della matematica. Ideò una struttura ad albero, in cui le radici rappresentavano la metafisica, che doveva quindi sostentare tutte le altre parti, il tronco rappresentava la fisica e i rami le scienze particolari. Lo scopo di Cartesio è dunque quello di cercare il fondamento razionale di tutti saperi.

Il primo passo è individuare un metodo. Il suo è un metodo a maglie larghe, piuttosto ampio, basato sulla matematica. Le regole sono quattro:

  1. Evidenza: bisogna accogliere come vero solo ciò che risulta chiaro, evidente e distinto.
  2. Analisi: bisogna scomporre un problema in parti più semplici, ossia procedere dal complesso al semplice
  3. Sintesi: bisogna ricostruire il problema, ossia risalire dal semplice al complesso
  4. Verifica: bisogna rivedere tutti i passaggi che ho compiuto per verificare che non si abbiano commesso errori (per errore si intende la precipitazione della volontà, quando cioè il volere arrivare alla soluzione sottomette la ragione)

Il secondo passo da fare è la fase del dubbio. Nel corso della storia altri filosofi erano incappati nel dubbio: gli scettici e Agostino. Il dubbio cartessiano differisce da quello scettico in quanto quest’ultimo è il punto d’arrivo, mentre Cartesio alla fine trova la verità; infine differisce dal dubbio agostiniano in quanto Agostino vuole trovare Dio, mentre Cartesio cerca il fondamento del sapere (anche se poi troverà Dio). Il dubbio cartesiano è metodico e iperbolico: infatti vuole portare ad una verità mettendo in dubbio tutte le verità di cui l’uomo è portatore, partendo dalla conoscenza sensibile per investire qualunque tipo di conoscenza. Cartesio personalizza questo dubbio: dice che c’è un genio maligno che ci mostra un’immagine della realtà, ingannandoci. Ma allora se non posso essere più sicuro di nulla, almeno di una posso esserlo: infatti se dubito vuol dire che sto esercitando una certa facoltà che è lo stare pensando, e se penso vuol dire che esisto. Questo ragionamento era già stato ideato da Agostino, ma è Cartesio che conia la famosa frase “COGITO ERGO SUM”. Questa affermazione implica una dipendenza del piano ontologico da quello gnoseologico, mentre per Platone era l’esatto contrario.

Definisce l’uomo come RES COGITANS, come una sostanza, cioè un essere qualificato ontologicamente, che pensa.

Al cogito sono state mosse diverse critiche.

Gassendi lo accusò di essere una forma di sillogismo abbreviato del tipo “Tutto ciò che pensa esiste; io penso, dunque esisto”. Ma allora risulterebbe infondato perchè il genio maligno fa piazza pulita di qualunque certezza compresa l’affermazione “tutto ciò che pensa esiste”. Cartesio risponde che il cogito non è un ragionamento ma un’intuizione immediata della mente.

Hobbes obietta l’estendere una particolarità dell’uomo fino ad identificarla con l’uomo stesso: infatti potremmo allora dire che “l’uomo cammina dunque è una cosa camminante”. Poi, intendendo il cogitare come un’attività razionale della mente, in questo senso non tutti gli uomini pensano e sicuramente non per tutto il tempo della loro vita (ad es. una persona che dorme può solo sentire, un bambino sa solo affermare o negare, un persona con un handicap psichiconon pensa razionalmente). Cartesio risponde estendendo il concetto di pensare, dicendo che pensare vuol dire affermare, negare, sentire, ecc.

La teoria del cogito porta due problemi:

  1. Quale certezza ho che alle idee che ho in me, della cui esistenza sono sicuro come sono sicuro della mia, corrisponda la realtà esterna?
  2. Se pensare vuol dire esistere, allora tutte quelle realtà che non pensano di conseguenza non esistono?

Per risolvere questi problemi ricorre a Dio.

Parte dalle idee e le divide in tre categorie: le idee innate sono i contenuti a priori (come l’idea di perfezione e di infinito) di cui la nostra mente non fa esperienza, le idee avventizie sono i contenuti a posteriori che acquisiamo con l’esperienza, e le idee fattizie sono frutto della fantasia della nostra mente.

Noi sappiamo cos’è la perfezione e l’infinito. Queste due idee non possono essere certo avventizie in quanto non esistono degli esempi di perfezione o di infinità assoluta su questa Terra: potremo al massimo sperimentare dei casi di relativa perfezione o di relativa infinità. Per cui devono per forza essere delle idee innate. Inoltre, sicuramente non possiamo essercele inculcate nella mente da soli perchè un essere imperfetto e finito non può creare qualcosa di perfetto e infinito. Dunque ne deriva che deve esistere un essere perfetto e infinito che ce le ha inculcate: questo essere è dio.

Se dio esiste ed è la somma delle perfezioni, deve essere buono e vero ed ha creato il mondo esterno. In quanto buono e creatore viene meno l’ipotesi del genio maligno e quindi il primo problema è risolto.

Inoltre si risolve anche il secondo problema perchè la natura, meglio chiamata res extensa, esiste in quanto creata da Dio. Cartesio riduce il mondo esterno a pura estensione: non ha caratteristiche qualitative ma solo quantitative: è una realtà misurabile. Ad esempio se prendiamo un pezzo di cera esso ha delle qualità sensoriali (un colore, un odore), ma se lo avviciniamo al fuoco, sciogliendosi perde le qualità soggettive che aveva prima e si riduce a pura estensione, cioè a una quantità di materia che occupa dello spazio; è espressa non da caratteristiche di tipo qualitativo ma di tipo quantitativo.

Questo è un sistema meccanicistico e deterministico. Dire meccanicismo vuole dire materia in movimento nello spazio. Per il determinismo, data una causa A è necessario che segua un effetto B.

Per riassumere, secondo Cartesio, esistono tre sostanze: la res cogitans, la res extensa e dio. Rimane però ancora un problema, che Cartesio non riesce a risolvere: il dualismo tra la res cogitans e la res extensa. Esso è anche presente in noi stessi: il corpo viene ridotto a una macchina, totalmente separato dalla mente che rappresenta la parte viva di noi. Cartesio tenta di spiegare l’interazione tra le due parti con la ghiandola pineale ma nn vi riesce.